Mon Homéo Mon Choix ha incontrato il professor Marc Henry, eminente ricercatore sul tema dell’omeopatia. Una chiacchierata per approfondire insieme i meccanismi su cui si fonda la terapia omeopatica.
Fonte dell’immagine: Foto dal documentario “Omeopatia, una via alternativa” di William Suerinck – Pr. Marc Henri, Università di Strasburgo – UMR-714
Nel corso dell’intervista con il Professor Marc Henry, abbiamo avuto l’opportunità di approfondire ciò che costituisce la specificità dell’omeopatia, discutendo del meccanismo di azione dei medicinali e parlando di diluizione e dinamizzazione. Ed è quello che vi proponiamo di scoprire oggi.
Equipe MonHoméoMonChoix [MHMC] – Perché lei afferma che l’omeopatia non è una scienza dell’energia?
Professor Marc Henry [MH]: Di fatto l’omeopatia non agisce a livello materiale, cioè a livello della materia. Non è quindi una tecnica che coinvolge l’energia, ma è una tecnica di trasmissione delle informazioni.
Mi spiego: occorre sapere che tutte le vibrazioni sono propagate da onde che veicolano un segnale, un’informazione. L’omeopatia è proprio questo: utilizza l’onda elettromagnetica come propagatore del segnale di un’informazione. L’energia entra in gioco solo quando è necessario produrre quest’onda elettromagnetica. Ma è un mezzo, non un fine. Al contrario, l’omeopatia è una tecnica che trasmette l’informazione; la cosa più importante, quindi, è sapere come ricevere questa informazione e cosa farne. Se prendiamo un’immagine, ad esempio, potremmo paragonare il modo di funzionamento dell’omeopatia con la propagazione di un’emissione radio: il medicinale può essere l’emittente, il messaggio omeopatico l’onda e il corpo sarà il ricevitore di questo messaggio.
MHMC – Può dirci di più sul meccanismo d’azione dell’omeopatia come tecnica di trasmissione delle informazioni?
MH : Tutto in natura rimanda a ciò che viene definito la “fisica quantistica dei campi”: qui non si tratta della fisica che ci insegnano alla facoltà di ingegneria. Quando si parla di omeopatia, si parla di una fisica particolare, che mette in campo la seguente idea: in natura, il concetto di materia non esiste, tutto è vibrazione. Ossia, la materia è caratterizzata più dal suo spettro di frequenza (l’onda elettromagnetica, la vibrazione) che non dalla sua composizione chimica (la materia).
Abbiamo prove di quello che sosteniamo: secondo una rivista scientifica molto nota, Nature, alcuni ricercatori hanno annunciato di aver trovato acqua a miliardi di anni luce dalla Terra. Ora, a questa distanza, non abbiamo ancora la competenza tecnica e tecnologica per inviare strumenti per rilevare la presenza di acqua. Quindi come la rileviamo? Grazie al suo spettro di frequenza. Tutta la materia ha uno spettro di frequenza, spesso di natura elettromagnetica.
Prendiamo adesso l’esempio concreto, e molto più alla nostra portata, della diluizione[1]. Quando si effettua una diluizione, si estrae una parte della materia e la si diluisce con acqua. Ma cosa succede allo spettro di frequenza di questa materia? L’idea che ho sviluppato è che questo spettro di frequenza non scompaia. Viene memorizzato dall’acqua in contatto con una materia solida, liquida o gassosa. Ed è quindi questo spettro di frequenza a essere trasmesso e modificato a ciascuna diluizione.
La teoria che ho esposto fa storcere il naso a molte persone, mi riferisco soprattutto a quelli che dicono che l’omeopatia non è scientifica. Li esorto caldamente a prendersi il tempo di leggere la letteratura scientifica sull’argomento. Perché non è la scienza che manca, ma la voglia di leggerla!
Se in natura tutto è vibrazione, allora possiamo accedere alla natura grazie alle vibrazioni, e non più tramite la forma materiale. In questo caso, l’azione può avvenire a distanza. Parliamo dell’ambito della relazione tra acqua e coscienza. Mi spiego: la quantità di acqua in un corpo vivente è pari al 97% per un uomo e il 96% per una donna. Se l’omeopatia interagisce con l’acqua attraverso la vibrazione, allora l’omeopatia si rivolge a questo 97% di volume, composto da molecole d’acqua, ma anche da spettri di frequenza, vibrazioni, onde elettromagnetiche…
Con l’omeopatia, andremo a cercare due cose: ciò che ha senso per un paziente, e lo cerchiamo attraverso i suoi sintomi, e ciò che ha senso in una sostanza minerale, vegetale o animale, che ha la capacità di scatenare gli stessi sintomi, e quindi lo stesso insieme di informazioni. È incrociando queste informazioni che riusciamo a produrre una reazione che ha senso per il malato. Se crediamo alla teoria della sincronicità[2] di Carl Gustav Jung, psichiatra svizzero e fondatore della psicologia analitica, il trattamento omeopatico scatenerà degli effetti. Questo significa che il corpo reagisce non a una sollecitazione materiale, ma a una sollecitazione di informazioni prodotte dal trattamento omeopatico, attraverso una similitudine (risonanza) tra spettri di frequenza.
MHMC – Le sue ricerche evocano l’importanza del vuoto nella trasmissione delle informazioni, dicendo che il vuoto non è così vuoto come si pensa. Può dirci di più?
MH : Nella fisica classica, si definisce vuoto l’assenza di materia. Ma la fisica classica ha difficoltà a spiegare l’onnipresenza di questo vuoto a tutti i livelli (molecole, atomi, nuclei atomici).
Nella fisica quantistica si trova una spiegazione a questo fenomeno. Essa ipotizza che tutta la materia sia caratterizzata da uno spettro di frequenza, come abbiamo visto nella domanda precedente.
Così, nella fisica quantistica dei campi, il vuoto non è vuoto. C’è anche dell’energia che si manifesta spontaneamente e che scompare altrettanto rapidamente (particelle virtuali).
In realtà, è la nostra percezione ad essere distorta: alla nostra scala macroscopica, noi vediamo solo il vuoto. Ora, a livello molecolare, invece il vuoto non esiste. È un oceano di fluttuazioni elettromagnetiche che traspare e può essere messo in “coerenza di fase”.
Per questo diciamo che il vuoto non è mai veramente vuoto.
MHMC – Abbiamo citato la diluizione. Ma c’è un’altra specificità dell’omeopatia che è la dinamizzazione. Che ne è dell’importanza della dinamizzazione nell’omeopatia?
MH : La dinamizzazione è molto importante in omeopatia e lo è in due modi.
Samuel Hahnemann, medico tedesco e fondatore dell’omeopatia[3], vedeva nella malattia un fenomeno dinamico.
Più concretamente, Hahnemann ha ipotizzato che il corretto funzionamento e la salute del corpo dipendano dalla dinamica. Di tanto in tanto, tale dinamica incontra un problema ed è questo che dà origine allo stato patologico, alla malattia.
Più concretamente, Hahnemann ha ipotizzato che il corretto funzionamento e la salute del corpo dipendano dalla dinamica. Di tanto in tanto, tale dinamica incontra un problema ed è questo che dà origine allo stato patologico, alla malattia. Quando siamo malati, reagiamo con sintomi o stati emotivi particolari che sono il risultato di una dinamica perturbata.
Secondo Hahnemann, per ritrovare una corretta dinamica non basta aggiungere della materia. Occorre dinamizzare questa materia, trasformarla in modo che corrisponda alla dinamica della malattia, così che il corpo possa reagire a queste due dinamiche e ritrovare l’equilibrio.
Una soluzione semplicemente diluita non avrebbe quindi lo stesso effetto. È anche necessario scuoterla, per porre il medicinale omeopatico in uno stato dinamico compatibile con quello della malattia al fine di agire profondamente su di essa.
Michel Van Wassenhoven, un medico omeopata, ha lanciato una sfida alla comunità scientifica: “Cosa accadrebbe se prendessimo un rimedio omeopatico e lo analizzassimo con le nostre tecniche attuali, quelle usate da tutti coloro che si affidano ai principi della fisica?”
È sulla base di questa riflessione che abbiamo lanciato il progetto DynHom con un obiettivo molto concreto: studiare il medicinale omeopatico e l’azione della dinamizzazione alla luce delle attuali tecniche scientifiche.
E i risultati sono arrivati: c’è davvero della materia nell’omeopatia!
Abbiamo dimostrato che diluendo la tintura madre di un ceppo con un solvente e poi agitando la soluzione, al microscopio si potevano osservare delle nanoparticelle.
Concludo quindi ricordando e confermando che la dinamizzazione è una tappa molto importante, se non fondamentale. Essa coinvolge quattro attori: lo spettro di frequenza della sostanza diluita, l’acqua, il contenitore e l’aria con cui lavoriamo.
FINE DELLA PRIMA PARTE DELL’INTERVISTA
Presto vi faremo scoprire la seconda parte della nostra conversazione con il professor Marc Henry che ci fornirà la sua percezione del mondo scientifico odierno, prima di concludere il suo intervento offrendoci la sua visione del futuro dell’omeopatia.
Per approfondire: Presentare anche il o i suoi ultimi libriPer saperne di più sulle ricerche del professor Marc Henry: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=marc+henry
Per maggiori informazioni sul progetto DynHom: https://www.monhomeomonchoix.fr/it/attualita/un-crowdfunding-per-sostenere-la-ricerca-in-omeopatia/ |
[1] https://solidarites-sante.gouv.fr/soins-et-maladies/medicaments/le-circuit-du-medicament/article/les-medicaments-homeopathiques
[2] https://www.lalanguefrancaise.com/dictionnaire/definition/synchronicite
[3] “Hahnemann pose les principes de l’homéopathie” Le Généraliste, 30 mai 2014, Lien : https://www.legeneraliste.fr/actu-medicale/hahnemann-pose-les-principes-de-lhomeopathie-1